4891 La speranza del viaggio

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"Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato". George Orwell

4891 La speranza del viaggio di Maura Messina non è solo un romanzo: è narrativa, è fantascienza, è denuncia sociale, è una provocazione per le nostre coscienze. Ma è anche una vera e propria opera d’arte, con disegni meravigliosi che aiutano a immaginare la storia man mano che la si legge, pagina dopo pagina.

Siamo negli anni 4000 e la Terra ormai è talmente inquinata e devastata da aver perso luce e colori. La realtà viene percepita solo in bianco e nero ma gli umani non solo non hanno perso la capacità di sognare, hanno anche sviluppato i loro sogni, che sono diventati reali e tangibili. “Grande spazio era concesso a tutti per ciò che era considerato di immenso valore: i sogni. Questi venivano custoditi nei giardini segreti il cui accesso era consentito solo su concessione del sognatore. I sogni restavano invisibili fino a che il diretto interessato non decidesse di mostrarli. Si trattava di un gesto di profonda intimità, un atto che suggellava intensi rapporti e sottintendeva somma fiducia. Durante il sonno vengono alla luce senza filtri i desideri, le paure, tutto ciò che è inconscio emerge e travolge. Spesso è solo nella dimensione onirica che si coglie il coraggio di fare cose che nella realtà restano, appunto, solo sogni”.

Sono gli anni in cui tutti gli umani hanno lo stesso nome accompagnato da un numero o da un sigla: il nome è Speranza, parola declinata in tutte le lingue del mondo.

Come tutti gli organismi viventi, gli umani si adattarono alle disastrate condizioni ambientali. Le mutazioni genetiche favorirono la creazione di esseri da DNA notevolmente compromesso. Tutti erano portatori sani di patologie che solo 2000 anni addietro li avrebbero condannati a morte certa”. La maggior parte delle cose è cambiata, come i menù, visto che negli anni 4000 le persone si nutrono soprattutto di insetti con prodotti sintetizzati chimicamente. Gli animali sono rari, frutta e verdura quasi completamente estinti. Ma alcune cose del passato sono resistite alla devastazione: “A N.A.P.O.L.I., ad esempio, si era conservato, con la giusta evoluzione, il rito del “caffè”. Sembra strano, ma la cura per la pianta del caffè fu talmente profonda, da garantirne la sopravvivenza”.

Nel 4883 i colori sono ormai scomparsi e i bambini non riescono a capire che cosa significhino, che cosa si intenda quando si parla di colori. Nel 4883 tutti sono abituati all’assenza di colori, o meglio, a un’unica sfumatura: il “colore sfumatura”. Negli anni 80 e 90 del 4800 tutto è come i film di fantascienza di duemila anni prima avevano immaginato: “Nei film di fantascienza del passato, avevano immaginato bene il futuro. Le persone vivevano in mini ambienti multifunzione, dove ogni spazio era adeguato allo scopo, tutto progettato affinché non vi fossero sprechi. Le capsule, di forma diversa, come esseri viventi, si adattavano autonomamente ai fruitori delle stesse”.

Spes è l’ultima DEA (Difesa Equilibrio Ambientale). “Spes era una ragazzina molto slanciata, magra, con lunghi capelli scuri e sottili, e lo sguardo penetrante. In mezzo alle scapole, nel momento del bisogno, si schiudeva un terzo occhio, talmente chiaro da sembrare trasparente”. Spes ha sempre saputo di essere l’ultima speranza possibile perché il deterioramento del mondo non abbia la meglio. Decide, così, di tornare nel 2014, inseguendo un libro prezioso, Diario di una kemionauta, per andare all’origine della situazione in cui si trova la Terra. Spes lascia così le persone a lei più care, tra cui suo padre, la sua amata Blossom, l’amico del cuore Espoir e parte per cercare di prevenire ciò che inevitabilmente accadrà se nessuno interverrà. La speranza, in quegli anni, si accompagna all’importanza che viene data al tempo, considerato tra i doni più preziosi, venerato da tutti. Armata della sua speranza e conoscendo l’importanza del tempo, Spes, quindi, parte e si ritrova nel suo stesso mondo, ma molti anni prima: “Al mattino presto, Spes non era più su quella spiaggia artificiale. Era partita. Non avvisò nessuno. In un attimo il suo mondo aveva lasciato il posto al passato. Il luogo era lo stesso, ma stentò a riconoscerlo. Si trovò su una spiaggia, questa volta vera, poco lontano dal centro abitato. Di fronte a lei una montagna. Forse due. Alle sue spalle un milione di luci che le ricordarono il suo giardino di sogni”.

Il viaggio di Spes, quindi, è iniziato: è arrivata nel 2014, l’anno di stampa del suo libro prezioso. I giorni passano, prima sulla spiaggia su cui è arrivata; poi iniziando a percorrere quel nuovo mondo facendo attenzione a non catturare l’attenzione: “Imparò presto che ciò che nel suo mondo veniva chiamato “unicità”, ossia quelle caratteristiche peculiari di ciascun abitante dovute alle mutazioni del patrimonio genetico, nel 2014 veniva identificato come malattia”. Spes va in giro e cerca, per quanto le è possibile, di correggere gli errori che vede compiere, di mostrare agli esseri umani che incontra i gesti sbagliati che stanno compiendo: “Impiantava nelle menti la consapevolezza che il mondo stesse correndo verso un punto di non ritorno. Si innamorava ogni momento di più di questo mondo pieno di luce, della sua città che nel 2014 era chiamata Napoli”.

Pagina dopo pagina ci muoviamo con Spes, seguiamo i suoi incontri, assistiamo alla sua impresa, in un susseguirsi di eventi che, fino alla fine, mantiene alta l’attenzione innescando, inevitabilmente, riflessioni sulle condizioni del nostro pianeta, sulla situazione che stiamo vivendo, sul futuro che lo attende. Riflessioni che non appartengono solo a questa storia narrata ma sono parte, e devono essere parte, di ciascuno di noi; devono scuotere le nostre coscienze per far sì che sia possibile il cambiamento verso un mondo più giusto, in cui la natura sia rispettata come merita e come da troppo tempo non accade.

Maura Messina ci parla del suo lavoro, di questo libro, dei sogni e tanto altro ancora.

Maura, tu sei scrittrice, disegnatrice e art designer. Se dovessi fare una scelta, qual è la forma che ti consente di esprimerti al meglio?

In effetti troppe definizioni creano confusione. Mi piace spaziare e divertirmi in vari ambiti, ma se dovessi proprio scegliere direi che il disegno è la forma espressiva che preferisco. 

Il tuo libro precedente, Diario di una kemionauta, ha avuto un’ottima accoglienza e ricevuto vari premi, con segnalazioni in Italia e all’estero. In questo libro c’è un richiamo molto importante al Diario. Come mai questa scelta?

Il richiamo è stata una scelta necessaria. Nella storia di "4891 la speranza del viaggio" la protagonista aveva bisogno di un feticcio che rappresentasse un legame con l'ambiente, la spingesse a fare una scelta emotiva e, preferibilmente, fosse un elemento simbolico di cultura. Il libro "Diario di una kemionauta" ha tutte e tre le caratteristiche.

Come è nata l’idea del viaggio raccontato in questo romanzo?

L’idea del viaggio temporale è nata dalla voglia di trasmettere un messaggio: non aspettiamo che qualcuno venga dal futuro per salvarci, agiamo ora altrimenti sarà troppo tardi. Non è un caso che i protagonisti scelgano gli anni 2000 come destinazione del viaggio.

C’è un personaggio in particolare nel quale ti riconosci tra i protagonisti del libro? 

Per alcune caratteristiche mi rivedo in Spes, ma solo per alcune. Sicuramente non ho il suo coraggio.

Il tema del sogno è sicuramente uno dei protagonisti di 4891. Come mai questa scelta? Quanto sono importanti per te i sogni?

Senza sogno non avrei scritto la storia. Mi spiego meglio: Spes l’ho sognata. Mi è capitato di incontrare in sogno alcuni personaggi e di ritrovarli in successivi momenti onirici. Per me i sogni sono fondamentali. Nel mondo onirico riesco a liberarmi da ogni limite, è lì che la fantasia non ha freni. Mi sento molto fortunata perché ricordo spesso ciò che ho sognato.

In questo romanzo il tema dell’ambiente e della sua salvaguardia è molto forte. Quanto è importante per te sensibilizzare i lettori, chi ti segue, i cittadini in merito a questa tematica così delicata, soprattutto in Campania?

Sensibilizzare quante più persone possibile sul tema ambientale credo sia un dovere di ogni cittadino. Nel mio caso, grazie alla scrittura ho la possibilità di far arrivare un messaggio di tutela e rispetto del mondo che abitiamo. In Campania conosciamo bene il nostro dramma principale: la terra dei fuochi. Ma non è il solo problema che dobbiamo conoscere, affrontare e risolvere. 

La pandemia ha fermato tante attività e iniziative. Immagino che anche tu abbia dovuto mettere in pausa progetti e “viaggi”. Che cosa vedi nel tuo prossimo futuro? Qual è la tua “speranza”?

Il mio futuro personale è un tassello che mi piace tenere in stand-by. Preferisco vivere intensamente il presente ed agire nel “qui ed ora”. La mia speranza è che ogni cittadino si senta in dovere di difendere il pianeta che ci è stato dato in prestito. Mi piacerebbe un futuro dove gli abitanti diventino sentinelle della Terra, per salvaguardarla e proteggerla.