Il peccato e la vergogna

Politica italiana e dignità, questo matrimonio non s’ha da fare… il buon Alessandro Manzoni è l’autore italiano più adatto da citare in questa determinata circostanza.
Il recente e penoso spettacolo offerto dalla classe politica in occasione dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica restituisce un’immagine chiara e allo stesso tempo emblematica di chi rappresenta il popolo italiano all’interno delle istituzioni.
L’Italia attraversa un determinato momento storico contrassegnato da una pandemia che oltre a mietere vittime tanto a livello sanitario quanto in termini sociali ed economici, in questo contesto l’assunzione delle proprie responsabilità e la rinuncia degli egoismi personali in favore dell’impegno per il bene collettivo sarebbero state cose assai gradite dal popolo italiano.
Questa è la sintesi del breve discorso pronunciato da Sergio Mattarella in occasione della sua rielezione al Colle, parole che riassumono l’amarezza del Capo dello Stato testimone, a suo malgrado, di uno spettacolo indecoroso e privo di dignità che lo ha visto costretto a tornare sui suoi passi solo per porvi fine.
Pensare di far ridere scrivendo i nomi Alfonso Signorini, Amadeus o Claudio Lotito è cosa assai penosa e puerile, sintomo di irresponsabilità e mancanza di senso del dovere. Ciò che più indigna chi scrive questo articolo è il misto di inadeguatezza, superficialità e inopportunismo con cui i vari gruppi politici si sono preparati a questo evento: ricordano i teneri studenti universitari che pur conoscendo da mesi la data dell’esame, si riducono a studiacchiare inutilmente dispense scritte con i piedi speranzosi di un atto di clemenza del professore.
Che si dovesse eleggere il nuovo Capo dello Stato era noto da tempo, com’era altrettanto nota la volontà del Presidente uscente di non voler esercitare le proprie funzioni per un secondo mandato, ma nonostante tutto si è riusciti a fare quanto di peggio si potesse fare, disattendendo la volontà di chi nel corso del proprio settennato ha visto due legislature e ben cinque governi con annesse consultazioni.
Tutto ciò è avvenuto per un semplice motivo, quello di mascherare la pochezza di idee e persone. Si è fatta propaganda inutile ed improduttiva sulla possibilità di vedere una donna al Quirinale, non per dare un segnale di cambiamento per il paese e di speranza nei confronti del sesso femminile, ma solo per riempire inutilmente pagine di giornali e spazi televisivi.
Fatta eccezione per qualche nome autorevole come Marcello Pera o Franco Frattini il resto dei candidati proposti dal centrodestra non avrebbe mai avuto il consenso delle opposizioni. Il centrosinistra dal suo canto è parso un cacciatore che nel ben mezzo di una battuta aveva già esaurito le munizioni non potendo proporre un nome tale ottenere un consenso bipartisan, e per finire il movimento cinque stelle ormai al canto del cigno ha optato per l’ennesima mossa trasformista dando appoggio a colui che ad opinione dell’aspirante statista Luigi di Maio sarebbe dovuto essere posto in stato d’accusa per attentato alla Costituzione.
Risultato di tutto ciò è stata una versione aggiornata della parabola del figliol prodigo che torna strisciante e coperto di stracci dal padre sperando che questi faccia festa riabbracciandolo ed uccidendo in suo onore il vitello grasso.
Se fosse ancora tra di noi il buon vecchio Francesco Cossiga, con ogni probabilità avrebbe fatto ricorso alle sue famose picconate non solo in senso metaforico contribuendo a far arrossire di vergogna le facce dell’attuale classe dirigente italiana, evidenziando ancor di più la gravità del pericolo che corre questa nazione, il pericolo di essere vista come la Cenerentola d’Europa se non del mondo, lo stesso mondo che fa sua la massima di Thomas Hobbes “homo homini lupus”, con la sola differenza che lo stesso principio si attua anche per gli Stati.
Se i recenti eventi potessero essere paragonati ad una serie tv, sicuramente il titolo più adatto sarebbe “Il peccato e la vergogna”: il peccato si riferisce a quello originale, aver cioè approvato provvedimenti che nulla hanno a che fare con il bene del popolo - in primis una legge elettorale abominevole la quale non riesce a fare altro che rendere sempre più complicato formare una maggioranza in grado di dare stabilità a chi governa -, e la vergogna perché quest’ultima manca a gran parte dei nostri politici. Tutto ciò dovrebbe portare ad una riflessione tanto profonda quanto seria, ma - ahimè - è giusto rammendare che l’attuale situazione politica è grave ma non è seria.