L’arte della delazione suggerita dal governo

Una delle prerogative dei regimi autoritari è che essi esortano i sudditi alla pratica della delazione. Spie e delatori furono, ad esempio, le “armi” del nazismo contro la Resistenza in Europa. Vertrauensmaenner era il nome assegnato a quanti erano assoldati dalla Gestapo e da altri servizi segreti per infiltrarsi nelle maglie della nascente opposizione in tutta Europa. L’obiettivo era quello di stanare gli oppositori utilizzando, a mo’ di collaboratori, quanti in teoria avrebbero potuto fare parte della rete della resistenza e che invece, per ragioni differenti, si prestavano a cooperare con la repressione gestita dal potere.
In tutt’altro contesto, è anche la lezione – una delle lezioni – che traiamo dal caliginoso antro di Platone (Repubblica, VII). I più pericolosi, nocivi e stupidi sono quelli che, là sotto, amano con ebete euforia le loro catene e – si direbbe oggi – il loro lockdown. Sono gli schiavi ignari, gli utili idioti che, con la loro obbedienza cieca e servile, mantengono in vita la struttura disciplinare e coattiva della spelonca, pronti a battersi unicamente contro chi, come Socrate, si battesse per la loro liberazione. Non può sapere cosa sia la libertà chi non sia stato fuori dall’antro e non abbia visto altre immagini all’infuori di quelle che i “professionisti dell’informazione” – al tempo di Platone si chiamavano “sofisti” – proiettano ogni giorno sul fondo della spelonca con un unico imperativo: “non v’è nient’altro all’infuori di ciò che state vedendo!”.
Il nuovo capitalismo sanitario, con la sua palese involuzione autoritaria e con i suoi schiavi in mascherina, sembra avere riportato in auge le pratiche della delazione e della connivenza con la repressione amministrata dal potere. Bastino, a tal riguardo, due soli riferimenti: “corre senza mascherina: aggredito e pestato a sangue a Padova” (“Huffpost”, 19.4.2020).
I cavernicoli dell’antro sanitario – e non, si badi, i gendarmi del potere – hanno ridotto in fin di vita un uomo, la cui inespiabile colpa era quella di essersi concesso una corsa senza mascherina. Ecco il secondo riferimento, non meno significativo: “ci sono assembramenti di persone che ritieni in contrasto con le regole dell’emergenza sanitaria? Puoi segnalarli direttamente all’Autorità competente con il SUS (Sistema Unico di Segnalazione) attivo sul portale istituzionale di Roma Capitale. È semplice, segui le istruzioni” (“Adnkronos”, 27.3.2020). Il comune di Roma ha allestito un sofisticato sistema di delazione, volto a far sì che siano i cittadini stessi – rectius, i sudditi dell’ordine terapeutico – a consegnare al potere, in vista della sanzione prevista, i pericolosi violatori della sacra norma del distanziamento sociale: “se ami l’Italia, mantieni la distanza”, così, con un inedito impeto di patriottismo sanitario, scriveva il profilo Twitter di Palazzo Chigi il 4 maggio. Ancora una volta, il potere, se è autoritario, si avvale dell’arte della delazione, trasformando in virtù il vizio del reciproco tradimento. Tornano tragicamente attuali le parole dei Promessi sposi: “l’untore! dagli! dagli! dagli all’untore!”.