Quanti altri virus potranno creare in futuro per mantenere la “nuova normalità”?

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Per quel che riguarda la genesi dell’epidemia legata al SARS-CoV-2, sono essenzialmente tre le ipotesi avanzate: a) evoluzione spontanea dal pipistrello (“zoonosi” in termini tecnici, id est infezione trasmessa da un animale all’uomo); b) fuga accidentale dal laboratorio di Wuhan di un virus bioingegnerizzato; c) intenzionale produzione in vitro di un virus altamente contagioso, con intenti segretamente bioterroristici. Benché sia la prima l’ipotesi che da subito si è presentata come la più seguita dalla comunità scientifica, le altre due non possono essere aprioricamente escluse. Con le parole della dottoressa Ilaria Capua, certo al di là di ogni sospetta eterodossia rispetto al nuovo ordine terapeutico, “è accettato e risaputo che in alcuni laboratori del mondo esista la tecnologia per alterare virus naturali più o meno innocui e trasformarli in stipiti virali potenzialmente pandemici.

Esemplifico: l’ipotesi che Sars-Cov-2 possa essere figlio di un virus generato in laboratorio è ritenuta plausibile al punto tale da dover mandare una squadra di esperti a verificare cosa è successo in quel laboratorio” (“Il Corriere della Sera”, 5.4.2021). Senza esitazioni, il dottor Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina nel 2008, da subito sostenne la tesi del virus prodotto in vitro in laboratorio (cfr. “Agi.it”, 17.4.2020). Peraltro, se l’ipotesi della bioingegnerizzazione del virus in laboratorio dovesse rivelarsi fondata, sorgerebbe il legittimo sospetto circa la possibilità della produzione, in futuro, di analoghi virus, con lo scopo del mantenimento – quando non del potenziamento – della nuova normalità pandemico-emergenziale. Insomma, se il virus è un prodotto non della natura (zoonosi), ma della mano umana (laboratorio), che cosa vieta di pensare che in futuro ne verranno prodotti di nuovi, per mantenere lo stato di emergenza come nuova normalità? L’epidemia come metodo di governo potrebbe – il condizionale è d’obbligo – confermarsi come strumento del blocco oligarchico neoliberale: che non solo la userebbe, ma addirittura la creerebbe ad usum sui. Del resto, già da tempo, da più parti, si parla di nuove e più letali epidemie che verranno. Con ciò si sottolinea come il nostro, comunque lo si voglia intendere, già coincida con il tempo delle pandemie: “stiamo entrando nell’era delle pandemie” era anche – ricordate? – il pomposo proclama della vestale del neoliberismo targato UE, Ursula von der Leyen.

Insomma, sembra davvero che la strategia virus-antivirus, già da tempo usata nella sfera delle macchine, si potrebbe affermare appieno anche nel regno dell’umano o, come già apertamente lo si appella, del “post-umano”. Prepariamoci, è solo l’inizio: “Sileri dice che probabilmente nei prossimi anni ci sarà una nuova pandemia” (“Fanpage.it”, 27.5.2021). Vedremo cosa accadrà, intanto prepariamoci. E non pensiamo che distanziamento, lockdown e mascherine siano scocciature temporanee: è in atto un rimodellamento tellurico del nostro modo di abitare il mondo, nonché della maniera di governare le cose e le persone. È, oltretutto, il tramonto delle democrazie borghesi.